O Thiasos Teatro Natura

  • quando la fame non si sfama e il sacro si perde | dal mito di Erìsittone
  • 12 e 13 luglio 2025 | Parco Nazionale del Gran Paradiso 
  • narrazione rapsodica di Sista Bramini
    da Callimaco e Ovidio

    sciame corale di Camilla Dell’Agnola 

    con le allieve della formazione al TeatroNatura®
    Elena Bignardi, Sista Bramini, Giorgia Console, Carlotta Candelotti, Camilla Dell’Agnola, Valeria Fazzi, Ilaria Iannetti, Francesca Laini, Maria Lisignoli e con Silvia Balossi

    in occasione di Gran Paradiso dal Vivo | Festival di teatro in natura, senza quinte né sipario

    Luogo: Parco Nazionale del Gran Paradiso 

    Informazioni e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | +39 346 2422756 



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SABATO 12 E DOMENICA 13 LUGLIO 2025 | Parco Nazionale del Gran Paradiso 

Albero Madre | quando la fame non si sfama e il sacro si perde

Nel mito antico interroghiamo uno specchio sapiente e vivo, un racconto originario ricco di insegnamenti sulle nostre passioni che va ascoltato con attenzione e a cuore aperto, sentendo le sue risonanze nella carne della nostra vita e di quella dei nostri tempi. 

ALBERO MADRE, dal mito di Erìsittone, è uno studio teatrale, che sta prendendo forma con le allieve del terzo anno di Sacro Fuoco, il nostro corso di formazione al TeatroNatura®.

La vicenda di Erìsittone emerge dalle origini della nostra cultura come tagliata su misura per i nostri tempi e gli angosciosi problemi che li agitano.
La dea Demetra custodisce amorosa un boschetto selvatico che si espande nel libero intreccio di disparati viventi. Il boschetto non ha neppure un nome e non è stato mai profanato dalla scure. È un bosco sacro. 
L’empio Erìsittone vi irrompe con una squadra di suoi uomini muniti di accette. Senza nessuna remora abbatte un’immensa quercia secolare attorno alla quale danzano e scherzano le ninfe del bosco e alla quale gli umani vanno ad affidare le proprie speranze. La punizione della dea Demetra per il sacrilego è tremenda: una condanna che sembra risuonare ancora e sempre più nel nostro scriteriato sistema di vita …

La performance si compone di due atti. Nel primo una narratrice evoca, nel flusso vivido e nitido del suo racconto, i personaggi, le atmosfere e le vicende del mito antico. Nel secondo atto un coro femminile, guidato da una corifea, danza e canta il dolore di un mondo selvatico profanato e di una vita umana devastata dal desiderio insaziabile.  Il racconto e la danza canora sono due facce di una stessa medaglia che ci mostrano una straziante dimensione umana allo snodo cruciale di un’epoca, la nostra. Attraverso l’azione artistica, l’umano può restare aperto all’esperienza meravigliosa di scoprirsi vivo, liberamente intrecciato agli altri viventi condividendo la sacralità di una casa viva, comune. 

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