In Riflessioni Sistemiche n°23 | dicembre 2020 | Pubblicazione Scientifico-Culturale
di Sista Bramini
"Fin da subito ho provato inquietudine e irritazione per l’uso della metafora bellica connessa alla pandemia in atto. Mi sentivo in allarme, ma non capivo a fondo perché. Associavo le nostre strade vuote alle città russe durante le guerre di ritirata contro Napoleone e Hitler. Forse il paradosso di una guerra da vincere sottraendosi al nemico, poteva aiutarmi a comprendere la complessità della situazione? Invece chi usa questa metafora si riferisce proprio alla guerra d’aggressione, alla terribile consuetudine alimentata e sedimentata nella nostra coscienza in millenni di distruzione reciproca. (...)
La metafora bellica continua ad alimentare l’idea che il fine giustifichi i mezzi e, sfruttando la drammaticità della situazione, tende a legittimarsi nel nostro subconscio come soluzione non solo metaforica, ma concreta: il mondo infatti trabocca di guerre reali. Ma soprattutto m’inquieta perché vampirizza l’emergere di narrazioni che, più attente alla complessità della realtà in corso, saprebbero orientarci verso una trasformazione culturale ormai necessaria e intercettare forse un mondo nuovo. Il virus è la conseguenza sintomatica di una malattia culturale che possiamo chiamare “la mente patriarcale” che, sfruttatrice, guerrafondaia e convinta che il suo sia l’unico mondo possibile, ci sta distruggendo".