Racconti e canti sotto al cielo notturno
Nel cielo stellato, spazio e tempo, letteratura e scienza, vastità e intimità si intrecciano aprendo in noi uno sguardo, inedito quanto antico, su alcuni spazi dell’anima.
Le costellazioni: enigmi da sciogliere, emblemi da interrogare, configurazioni archetipiche alle quali attingere, sono sopra di noi e, ogni notte viaggiando, si mostrano.
Pianeta: da planeo, erro, a ricordarci che l’errare è ciò che ci fa umani.
E le stelle, fredde, infinitamente distanti, punti fermi della realtà, sono anche incandescenti e gravide di storie dove sensualità, strazio, commozione e bellezza si compongono in forme essenziali, e cantano: di Callisto, seguace di Diana, che vittima del desiderio di Giove, divenne l’Orsa Maggiore; degli altri amori di Giove e delle incredibili forme che assunse per congiungersi a Ganimede, a Io, a Europa, a Leda… di come per sempre sedotti, siano divenuti satelliti del suo pianeta oppure le costellazioni del Cigno e dell’Aquila che, allo zenit, nel Triangolo Estivo, ci sovrastano ogni estate. In ascolto, attraverso la notte, gli spettatori incontreranno alcuni tra i principali miti legati al cielo notturno e alcuni tra i più bei canti polifonici della tradizione popolare legati alla natura, alla notte. Come da sempre si è fatto, tenendo le stelle come riferimento.
Canti e Polifonie tradizionali
Laudace (Sicilia)
Grabile Ya (Bulgaria)
Cheste viole palidute (Friuli)
Quantu me pari beddha (Puglia)
Sigili (Ucraina)
Cosac sdono (Ucraina)
Eccoci bella mia (Calabria)
E alalo’ (Sicilia)
E lu giovedì santo (Puglia)
Strati Angelaki (Bulgaria)
Scritto e narrato da Sista Bramini
Polifonie tradizionali eseguite da Francesca Ferri,Camilla Dell’Agnola, Valentina Turrini