O Thiasos TeatroNatura® si caratterizza per la proposta di spettacoli all’interno di paesaggi non urbanizzati ( riserve, parchi, campagne) ed è rivolta a esplorare la narrazione in ambienti alternativi ai tradizionali spazi degli edifici teatrali. (…) Esso mira a dimostrare come l’evento teatrale, attraverso le parole, il canto, la musica, le azioni, le suggestioni ambientali diventi, per lo spettatore, un’esperienza di partecipazione e di ascolto della storia che i luoghi stessi sono in grado di sprigionare e raccontare.
(Maia Borelli, introduzione al libro)
Cara Sista,
“Numa” mi è piaciuto moltissimo. Tu sei un caleidoscopio vivente e attraverso te si muovono e parlano gli esseri del mondo.Penso che tu non costruisci spettacoli, che è lo spettacolo delle cose che, in te, prende una forma comunicabile con le sue meraviglie e i suoi mostri. Penso che tu possieda la forza e la bellezza dei paesaggi e delle finestre. Ieri, poi, sapevi far ridere il pubblico. E il bello è che non porti al riso dissacrando ma, esattamente al contrario, sacralizzando.
Ho trovato particolarmente potenti la scena in cui compaiono i due demoni dell’Aventino (anche, a momenti, molto divertente), il duetto di Giano e la Ninfa (eccezionale sensazione fisica della gioia resa con la “pipì”), la lupa che comincia ad allattare (altra sensazione fisica che lo spettatore arriva a provare in prima persona; e te lo dice uno sprovvisto del seno), il gregge coi suoi campanacci con la mescolanza dei belati delle pecore e dei gemelli (miracolo delle scena: il palco si era riempito di groppe, di musi e di zoccoli), l’apparizione musicata di Giove, Saturno nella barca, i lupercali raccontati come vanno raccontati cioè dentro la dimensione dell’istinto irrefrenabile; e chi ti guarda e ti ascolta si dice “eccoci”, “siamo noi”, “sono io”, “ è la verità delle cose”…Ma, insomma, non voglio farla troppo lunga, né penso di averti detto cose per te nuove. Volevo semplicemente e sinceramente ringraziarti.
Roberto Sandrucci
Ci siamo incontrati cercando i segreti della terra
Tanti anni fa – quasi vent’anni – le nostre strade si sono incrociate e ci siamo incontrati: senza saperlo eravamo alla ricerca della stessa cosa. Quel giorno nel mio diario immaginario ho scritto: “oggi sono venute da me Sista e Francesca; mi hanno raccontato di un teatro fantastico, di un teatro che nasce dalla terra, del teatro natura: vorrei che il teatro natura divenisse il teatro del mio parco dei Sibillini, del mio parco d’Abruzzo, di tutti i parchi”.
Era la terra con i suoi segreti ciò che entrambi cercavamo e continuiamo ancora a cercare: voi, calpestandola, leggere, a piedi nudi, accarezzandola con il candore delle vostre vesti, abbracciandola con i vostri corpi agili e vigorosi, immergendovi in essa e riemergendo con le tracce del mistero sui visi; io, carpendo quei segreti dai vostri occhi e dalle vostre labbra per cercare di comunicarli a coloro che vogliono e sanno ascoltare, per dire loro che la terra è fonte di vita, è vita essa stessa, che la terra è di tutti.
La terra vi ha insegnato storie, vi ha ispirato musiche, vi ha suggerito danze, nel segno di un passato che fate rivivere nel presente; a me ha mostrato la sua sofferenza per le aggressioni del presente e per i rischi gravissimi che il futuro prospetta. Questa sofferenza non posso rinchiuderla dentro di me: vi chiedo di gridare insieme il più forte possibile che queste aggressioni cessino perché altrimenti la terra morirà e noi moriremo con essa. Il vostro grido sarà più forte perché verrà dalla terra, da quella fisicità che è la vostra straordinaria esperienza.
La terra è di tutti, è bene comune: il bene comune non comporta dominio né possesso, include e non esclude, tutti possono accedervi. Ma, come la storia dimostra, alla terra è stata negata la sua vera natura e questa negazione è sempre legata a un atto di violenza originaria: il fratricidio compiuto da Romolo, le conquiste coloniali, le enclosures, le usurpazioni, oggi il land grabbing. Per seppellire la memoria della violenza a noi hanno insegnato a concepire la terra in termini di appartenenza; proprio con riferimento alla terra il pensiero moderno ha elaborato la concezione della proprietà piena ed esclusiva. Così oggi, in nome della proprietà, la terra viene aggredita, violentata: dall’urbanizzazione, dalla cementificazione, dall’impiego della chimica, da un abbandono che genera degrado e distruzione.
Ma la terra è natura, è paesaggio. Come può la terra - la madre terra - diventare oggetto di conquista, di proprietà esclusiva ed escludente? Come può la sua fecondità costituire un bene appropriabile? come si può, in nome della proprietà, escludere gli altri dal rapporto con essa, da quel rapporto intimo che voi sapete così profondamente interpretare?
Per rispondere a questi interrogativi voi indicate una strada: il vostro teatro dimostra che nessuno può impedirci di camminare insieme a voi per prati e per boschi, di inseguirvi, rapiti dal suono delle vostre voci, affascinati dalla luminosità delle vostre figure, attratti dal mistero che voi intuite e che ci fate intuire.
Il mio augurio è che, proseguendo per la strada che vent'anni fa avete intrapreso, siate eco dell'urlo della terra violata, diate forza a chi lotta per la sua salvezza.
La viola di Camilla - musica e fiore, arte e natura – si innesta nella terra e unisce passato e futuro, nostalgie e sofferenze, il godimento del bello e la responsabilità di un impegno assoluto. E’ metafora del percorso che ci accomuna: voi, che traete dall'humus della terra la vostra ispirazione; me, che in quell'humus cerco, a volte disperatamente, il senso della mia ricerca.
Dolci sono le note della viola, dolci i suoi colori: Camilla è consapevole, voi tutte siete consapevoli che questa dolcezza si unisce a una forza indomita. E' la forza che serve per assolvere a quell'impegno.
Ma la viola è anche speranza perché si diffonde con i suoi suoni e con i suoi colori e, diffondendosi, ci offre il messaggio: è possibile vincere la violenza originaria, rompere le barriere, superare i confini; esistono beni a cui tutti possiamo accedere; la terra – questa terra che genera - è bene comune.
Fiesole 25 novembre 2011
Carlo Alberto Graziani