da Amore e Psiche di Apuleio
Prima Rappresentazione: Crypta Romana, Cuma (NA), 24 settembre 2016, Perogetto Anemos MiBACT, Parco archeologico dei Campi Flegrei, O Thiasos TeatroNatura, direzione artistica di Sista Bramini. Viaggio di Psiche, tratto da Amore e Psiche di Apuleio, narra le peregrinazioni dell’Anima per riuscire a congiungersi con l’Amore. Ancora oggi questa storia, in cui i significati nascosti e palesi si aprono a mille interpretazioni (mistiche, psicoanalitiche, letterarie, esoteriche…), affascina il pubblico. Psiche per la sua bellezza è adorata da tutti, ma nessuno entra in una vera relazione d’amore con lei che si sente fredda, triste e sola. La sua immagine idolatrata, sfruttata in vario modo, finisce per sostituire il culto di Afrodite finché la dea decide di punire la stoltezza umana facendo innamorare la ragazza di un mostro… ha inizio così la tribolata iniziazione di Psiche all’Amore. Ogni mito è, prima di tutto, una narrazione orale delle origini fatta per essere ascoltata dal vivo. La struttura archetipica di Viaggio di Psiche rende il racconto magnetico e attraverso il suono della parola, voce universale dell’anima, le radici della sua sapienza iniziatica possono svelarsi. L’immaginazione narrante di Sista Bramini incarna e scolpisce l’irrinunciabile flusso musicale, composto da Giovanna Natalini, in vicende e personaggi e trasporta il pubblico accanto a Psiche mentre, nel suo viaggio per imparare ad amare, spezza la sua gabbia dorata e si sottopone a prove che non è in grado di affrontare. Qui la massima errare humanum est, prende un significato nuovo. Solo il coraggio di errare, nel doppio senso di vagare e sbagliare, renderà Psiche compiutamente umana, libera di amare e felice, cioè, secondo il linguaggio mitico, divina. Se l’eroe della cultura patriarcale vince i mostri e squarcia le tenebre, è proprio accettando la sua vulnerabilità che Psiche, tenace nel suo desiderio d’amore, si apre all’aiuto di forze e dimensioni prima sconosciute prefigurando per noi una nuova, ormai necessaria, sensibilità. Nella natura attraversata da lei, gli esseri viventi ( formiche, venti, canne palustri, aquile, divinità, mostri…) diventano alleati, personaggi agenti e decisivi. Il mito, nella sua inattualità, aprendo il nostro sguardo sull’origine, lo spalanca sul declino della nostra cultura che, disumanizzata e narcotizzata in immagini asservite al mero mercato, dimentica la propria anima e il suo compito d’amore. Eppure, attraverso la narrazione che lo fa rivivere, il mito ci rivela che in noi abita ancora una Grecia psichica (Hillman) sensuale e complessa, irriducibile a facili scorciatoie come a moralismi e integralismi: quando si crede di averlo compreso, il mito si rivolta nel suo contrario stimolandoci a cercare ancor più in profondità il senso del nostro agire e desiderare. E se gli dei non sono modelli di condotta, possiedono una virtù per noi oggi necessaria: non sono mai tristemente separati dalla natura ma fusi con essa, accolgono gloriosamente la moltitudine dei viventi. La musica originale di Giovanna Natalini non illustra mai, ma evoca la segreta affinità tra luoghi naturali e paesaggi del sentimento, e si proietta prima e oltre la distinzione tra tessitura elettronica (immaginale e onirica), lacerti di citazioni musicali date in strumenti culturalmente codificati e suono naturalistico. In una misterica corrente musicale, si crea, guizza, si posa, snodandosi davanti al pubblico, una narrazione teatrale radicata in un corpo quasi danzante. Immerso nel turbinare della vicenda mitica, lo spettatore vi proietta la propria ricerca d’amore scoprendo l’esistenza di una pienezza vitale che non fugge dinanzi alla tristezza e lo scoraggiamento, ma impara a trasformarli. Sista Bramini“La storia iniziatica di Amore e Psiche, indica una via evolutiva: imparare ad accettare le circostanze, lavorare con quello che c’è, non inseguire un io vincitore, ma essere parte di una rete in cui i nodi si nutrono vicendevolmente facendo circolare l’energia. Ho seguito questa linea, non ho cercato di imporre una grammatica, una mia ricerca formale, una coerenza timbrica, ho ascoltato la narrazione con tutto il mio essere umano vivo in questo millennio con tutte le stratificazioni cognitive e culturali della mia propria vicenda umana.Così ho usato campioni di suoni naturali, pezzi di musica di autori di ogni epoca, suoni sintetizzati da me con modelli fisici, ho scritto forme chiuse e pezzi totalmente improvvisati. La musica è parte della narrazione, il controcanto oltre le parole, ispirato alla tradizione liederistica romantica e all’improvvisazione libera.” Giovanna Natalini
Lo spettacolo, creato in una residenza immersa nell’alta Langa per il progetto Cantieri aperti della nascente “Casa per la Ricerca Pianpicollo Selvatico” diretto da Alice Benessia, si è anche ispirato all’acustica viva del paesaggio circostante. La registrazione di quei suoni naturali, alla base della creazione musicale di Giovanna Natalini, si deve ad Antony Di Furia assistente di Davide Monacchi del Conservatorio di Pesaro da anni impegnato in prestigiosi progetti di ricerca di ecoacustica sul campo.
Scritto e narrato da Sista Bramini
Musica elettronica originale di Giovanna Natalini
Co-produzione OThiasos TeatroNatura e Centro Studi Pianpicollo Selvatico